Come sopravvivere al lavoro monotono e ripetitivo delle Officine Hawthorne: il caso di Geraldina Sirchio (1907-1992) e le altre ragazze immigrate della test room
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Keywords
Geraldina Sirchio, Hawthorne, risks, migranti, interviste
Abstract
Introduzione: Nelle officine Hawthorne si svolsero studi “mitici” tra cui l’esperimento della test-room, il più importante. Nel 1928 l’esperimento decollò con l’italiana Geraldina Sirchio. Obiettivi: Ricostruire le condizioni di vita e di lavoro di Geraldina e delle giovani immigrate. Metodi: Sono stati acquisiti i materiali delle ventidue interviste a Geraldina Sirchio (1931-1932) svolte da Igemon Rousseau e reperibili presso la Cornell University. Il filmato originale del lavoro nella t-room è stato analizzato con il metodo delle congruenze organizzative.
Risultati: Geraldina lascia gli studi per lavorare all’età di 14 anni. A 21 anni viene chiamata a lavorare nella t-room, è la più veloce e la “breadwinner”. È minuta, alla moda, intelligente, emancipata. Il lavoro nella t-room è meno costrittivo per la salute del “big department” e Geraldina lo difende garantendo continuità e produttività ai ricercatori. Nelle interviste riporta costrittività quali il basso salario, la velocità, le pause limitate, il mal di schiena, il caldo, i piedi gonfi, il suo dimagrimento e lo svenimento delle ragazze per il caldo (“heat prostration”). L’intervistatrice invece riconduce sempre i problemi di salute al lavoro con il sovraccarico domestico. Nell’ultima intervista, giugno 1932, Geraldina esprime la sua rabbia quando testimonia dell’altra italiana Antoinette Parillo e di Theresa Layman licenziate con famiglie piene di bambini. Lei stessa è licenziata cinque mesi dopo. Conclusioni: È studiato l’“effetto Geraldina” attraverso la stessa straordinaria protagonista che racconta delle vere condizioni di lavoro della t-room e della vita delle immigrate durante la Grande Depressione.